Demetrio, libretto, Mannheim, Pierron, 1753

 ATTO SECONDO
 
 SCENA PRIMA
 
 Galleria.
 
 ALCESTE ed OLINTO
 
 ALCESTE
 E tu per qual ragione
 mi contendi l'ingresso? Al regio piede
615necessario è ch'io vada. (In atto di partire)
 OLINTO
                                              Andar non lice.
 La regina lo vieta, Olinto il dice.
 ALCESTE
 Attenderò fintanto
 che sia permesso il presentarmi a lei.
 OLINTO
 Son pure i detti miei
620chiari abbastanza. A Cleonice innanzi
 più non dei comparir. Ti vieta il passo
 alla real dimora
 né mai più vuol mirarti. Intendi ancora?
 ALCESTE
 Più mirarmi non vuole! Oh dei, mi sento
625stringere il cor.
 OLINTO
                               Questo comando Alceste
 ti agghiaccia, io me n'avvedo.
 ALCESTE
 No, perdonami Olinto, io non ti credo.
 Non è la mia regina
 tanto ingiusta con me. Né v'è ragione
630che a sì gran pena un suo fedel condanni.
 O ingannar ti lasciasti o tu m'inganni.
 OLINTO
 E ardisci dubitar dei detti miei?
 ALCESTE
 Se troppo ardisco io lo saprò da lei.
 OLINTO
 Fermati. (In atto di entrare s’incontra in Mitrane)
 
 SCENA II
 
 MITRANE e detti
 
 MITRANE
                     Alceste e dove?
 ALCESTE
635Non arrestarmi. A Cleonice io vado.
 MITRANE
 Amico, a te l'ingresso
 all'aspetto real non è permesso.
 ALCESTE
 Ed è vero il divieto?
 MITRANE
 Purtroppo è ver.
 ALCESTE
                                 Deh per pietà Mitrane
640intercedi per me. Ritorna a lei.
 Dille che a questo colpo
 io resister non so, che alcun l'inganna,
 che reo non sono e che se reo mi crede
 io saprò discolparmi al regio piede.
 MITRANE
645Ubbidirti non posso. Ha la regina
 che di te non si parli a noi prescritto.
 E il nominarle Alceste anch'è delitto.
 ALCESTE
 Ma qual è la cagione?
 MITRANE
                                          A me la tace.
 ALCESTE
 Ah son tradito. Una calunnia infame
650mi fa reo nel suo core.
 Ma tremi il traditore
 qualunque sia. Non lungamente occulto
 al mio sdegno sarà. Su l'are istesse
 correrò disperato
655a trafiggergli il sen.
 OLINTO
                                      Queste minacce
 sono inutili Alceste.
 ALCESTE
                                       Amici, oh dio,
 perdonate i trasporti
 d'un'anima agitata. In questo stato
 son degno di pietà. Da voi la chiedo,
660voi parlate per me. Voi muova almeno
 veder ne' mali suoi
 ridotto Alceste a confidarsi in voi.
 
    Non v'è più barbaro
 di chi non sente
665pietà d'un misero,
 d'un innocente
 vicino a perdere
 l'amato ben.
 
    Gli astri m'uccidano
670se reo son io.
 Ma non dividano
 dal seno mio
 colei ch'è l'anima
 di questo sen. (Parte)
 
 SCENA III
 
 OLINTO e MITRANE
 
 OLINTO
675La caduta di Alceste, alfin, Mitrane
 m'assicura lo scettro. Io con la speme
 ne prevengo il piacer.
 MITRANE
                                          Tu fin ad ora
 non amasti Barsene?
 OLINTO
                                         E l'amo ancora.
 MITRANE
 E puoi Barsene amando
680compiacerti di un trono
 per cui la perdi?
 OLINTO
                                 E comparar tu puoi
 la perdita di un core
 coll'acquisto di un regno?
 MITRANE
                                                 A queste prove
 chi è fedel si distingue.
 OLINTO
                                             E che in amore
685fedeltà non si trova. In ogni loco
 si vanta assai ma si conserva poco.
 
    È la fede degli amanti
 come l'araba fenice.
 Che vi sia ciascun lo dice,
690dove sia nessuno il sa.
 
    Se tu sai dov'ha ricetto,
 dove muore e torna in vita,
 me l'addita e ti prometto
 di serbar la fedeltà. (Parte)
 
 SCENA IV
 
 MITRANE, poi CLEONICE e BARSENE
 
 MITRANE
695Un'aura di fortuna,
 che spira incerta, è a sollevar bastante
 quell'anima leggiera. Il regio scettro
 già tratta Olinto e si figura in trono.
 Quanto deboli sono
700fra i ciechi affetti lor le menti umane?
 CLEONICE
 Olà, scriver vogl'io. (Ad un paggio) Parti Mitrane.
 MITRANE
 Ubbidisco al comando. (In atto di partire)
 CLEONICE
                                             Odimi. Alceste
 più di me non ricerca?
 MITRANE
                                            Anzi, o regina,
 altra cura non ha; ma l'infelice...
 CLEONICE
705Parti, basta così. (Come sopra) Senti. Che dice?
 MITRANE
 
    Dice che t'è fedele;
 dice ch'alcun t'inganna,
 che tu non sei tiranna,
 ch'hai troppo bello il cor.
 
710   Che ti vedrà placata
 e vuol morirti al piede
 vittima sventurata
 d'un infelice amor. (Parte)
 
 SCENA V
 
 CLEONICE e BARSENE
 
 BARSENE
 Regina è pronto il foglio. I sensi tuoi
715spiega in quello ad Alceste.
 CLEONICE
                                                    Ah che in tal guisa
 son troppo a lui, son troppo a me crudele.
 Voglio vincermi e voglio
 dividerlo da me. L'attende il regno,
 l'onor mio lo consiglia, il ciel lo vuole,
720io lo farò. Ma dal mio labbro almeno
 vorrei che lo sapesse. È tirannia
 annunciar con un foglio
 sì barbara novella. Altro sollievo
 non resta amica a due fedeli amanti
725costretti a separarsi
 che a vicenda lagnarsi,
 che ascoltare a vicenda
 d'un lungo amor le tenerezze estreme
 e nell'ultimo addio piangere insieme.
 BARSENE
730Questo è sollievo? Ah di vedere Alceste
 il desio ti seduce. A tal cimento
 non esporti di nuovo. Assai facesti
 resistendo una volta. Il frutto perdi
 della prima vittoria
735se tenti la seconda. Io te conosco
 più debole di allora
 e il nemico è più forte. Eh la grand'opra
 generosa compisci. I tuoi vassalli
 fidano in te. Dal superar costante
740questo passo crudel ch'ora ti affanna
 pende la gloria tua.
 CLEONICE
                                      Gloria tiranna!
 Dunque per te degg'io
 morir di pena e rimaner per sempre
 così d'ogni mio ben vedova e priva?
745Legge crudel! Ti appagherò. Si scriva. (Va a scrivere al tavolino)
 BARSENE
 (Par che mi arrida il fato.
 Non dispero di Alceste).
 CLEONICE
                                               «Alceste amato». (Scrivendo)
 BARSENE
 (Lusingarmi potrò d'esser felice
 se la gloria resiste
750fra i moti di quel cuor pochi momenti).
 CLEONICE
 «E non vuol il destin farci contenti».
 BARSENE
 (Cresce la mia speranza. O dei, sospende (Scrivendo)
 la man tremante e si ricopre il volto!
 Ah che ritorna ai primi affetti in preda).
 CLEONICE
755Povero Alceste mio! (Parlando, poi torna a scrivere)
 BARSENE
                                        (Tremo, che ceda.
 Io nel caso di lei
 non so dir che farei).
 CLEONICE
                                         «Vivi mio bene (Scrivendo)
 ma non per me». Già terminai, Barsene.
 BARSENE
 (Eccomi in porto). Or giustamente al trono
760un'anima sì grande il ciel destina.
 CLEONICE
 Prendi e tua cura sia... (Volendole dare il foglio)
 
 SCENA VI
 
 FENICIO e dette
 
 FENICIO
                                             Pietà regina.
 CLEONICE
 Ma per chi?
 FENICIO
                         Per Alceste. Io l'incontrai
 pallido, semivivo e per l'affanno
 quasi fuori di sé. La dura legge
765di più non rivederti
 è un colpo tal che gli trafigge il core,
 che la ragion gli toglie,
 che lo porta a morir. Freme, sospira,
 prega, minaccia e fra le smanie e il pianto
770sol di te si ricorda,
 il tuo nome ripete ad ogni passo.
 Farebbe il suo dolor pietade a un sasso.
 CLEONICE
 Ah Fenicio crudel. Da te sperava
 la vacillante mia
775mal sicura virtù qualche sostegno,
 non impulsi a cader. Perché ritorni
 barbaramente a ritentar la viva
 ferita del mio cor?
 FENICIO
                                     Perdona al zelo
 del mio paterno amor questo trasporto.
780Alceste è figlio mio.
 Figlio della mia scelta,
 figlio del mio sudor. Pianta felice
 custodita finora
 dalle mie cure e dai consigli miei.
785Cresciuta al fausto raggio
 del tuo regio favor. Speme del regno.
 Di mia cadente età speme e sostegno.
 BARSENE
 (Zelo importuno!)
 FENICIO
                                    E inaridir vedrassi
 così bella speranza in un momento?
790Regina in me non sento
 sì robusta vecchiezza e sì vivace
 che possa a questo colpo
 sopravivere un dì.
 CLEONICE
                                    Che far poss'io?
 Che vuole Alceste? E qual da me richiede
795conforto al suo martire?
 FENICIO
 Rivederti una volta e poi morire.
 CLEONICE
 Oh dio.
 FENICIO
                 Bella regina
 ti veggo intenerir. Pietà di lui,
 pietà di me. Questo canuto crine,
800la lunga servitù, l'intatta fede
 merita pur ch'io qualche premio ottenga.
 CLEONICE
 Eh resista chi può. Digli che venga. (Lacera il foglio e si alza da sedere)
 BARSENE
 (Ecco di nuovo il mio sperare estinto).
 FENICIO
 (Basta che venga Alceste e Alceste ha vinto). (In atto di partire s’incontra in Olinto)
 
 SCENA VII
 
 OLINTO e detti
 
 OLINTO
805Padre, regina. Alceste
 più in Seleucia non è. Per opra mia
 già ne partì.
 CLEONICE
                          Come!
 FENICIO
                                         Perché?
 OLINTO
                                                          Voleva
 rivederti importuno ad ogni prezzo.
 Io gl'imposi in tuo nome
810la legge di partir.
 CLEONICE
                                  Ma quando avesti
 questa legge da me? Custodi, o dei (Escono alcune guardie)
 si cerchi, si raggiunga,
 si trovi Alceste e si conduca a noi. (Partono le guardie)
 FENICIO
 Misero me!
 CLEONICE
                         Se la ricerca è vana, (Ad Olinto)
815trema per te. Mi pagherai la pena
 del temerario ardir.
 OLINTO
                                       Credei servirti
 un periglioso inciampo
 togliendo alla tua gloria.
 CLEONICE
                                              E chi ti rese
 sì geloso custode
820del mio decoro e della gloria mia?
 Avresti mai potuto
 Fenicio preveder questa sventura?
 Il mondo tutto a danno mio congiura.
 
    Nacqui agli affanni in seno;
825e dall'infausta cuna
 la mia crudel fortuna
 venne finor con me.
 
    Perdo la mia costanza;
 m'indebolisce amore;
830e poi del mio rossore
 nemmeno ho la mercé. (Parte)
 
 SCENA VIII
 
 FENICIO, OLINTO e BARSENE
 
 OLINTO
 Signor, di Cleonice
 non vidi mai più stravagante ingegno.
 Odia in un punto ed ama,
835or Alceste dimanda, or lo ricusa
 e delle sue follie poi gli altri accusa.
 FENICIO
 Così la tua sovrana
 temerario rispetti? Impara almeno
 a tacere una volta. (Anch'io dispero
840di poterlo emendar).
 BARSENE
                                         Matura il senno
 al crescer dell'etade. Olinto ancora
 degli anni è su l'april.
 FENICIO
                                          Barsene anch'io
 scorsi l'april degli anni. E folto e biondo
 fu questo crin ch'ora è canuto e raro.
845E allora, o età felice!
 non con tanto disprezzo
 al consiglio dei saggi
 la stolta gioventù porgea l'orecchia.
 Declina il mondo e peggiorando invecchia.
 BARSENE
850E' ver ma Olinto al fin...
 FENICIO
                                              Tacer dovrebbe
 e rammentarsi...
 OLINTO
                                  Ah padre,
 e come vuoi ch'io taccia?
 Se invece di giovarmi...
 FENICIO
 
    Taci, più non parlarmi,
855abbassa altero il ciglio.
 Eh no, non è mio figlio
 chi più virtù non ha.
 
    Or sì degli anni il peso
 sol per tua colpa io sento.
860Or sì la tua rammento
 soverchia libertà. (Parte)
 
 SCENA IX
 
 OLINTO e BARSENE
 
 OLINTO
 Per appagar la strana
 senile austerità dovremmo noi
 cominciar dalle fasce a far da eroi.
865Barsene altri pensieri
 chiede la nostra età. Dimmi se Olinto
 vive più nel tuo core.
 BARSENE
                                         Eh che tu vuoi
 deridermi, o signor. Le mie cangiasti
 con più belle catene.
870Alla regina sua cede Barsene.
 
    So che per gioco
 mi chiedi amore.
 Ma poche lagrime,
 poco dolore
875costa la perdita
 d'un infedel.
 
    A un altro oggetto,
 che tu non sai,
 anch'io l'affetto
880finor serbai
 e in sì bel foco
 vivrò fedel. (Parte)
 
 SCENA X
 
 OLINTO
 
 OLINTO
 Di Barsene i disprezzi,
 l'ire di Cleonice,
885la fortuna di Alceste ed i severi
 rimproveri paterni avrian d'ogni altro
 sgomentato l'ardir. Ma non per questo
 Olinto si sgomenta. Ai grandi acquisti
 gran coraggio bisogna e non conviene
890temer periglio o ricusar fatica,
 che la fortuna è degli audaci amica.
 
    Non fidi al mar che freme
 la temeraria prora
 chi si scolora e teme
895sol quando vede il mar.
 
    Non si cimenti in campo
 chi trema al suono, al lampo
 d'una guerriera tromba,
 d'un bellicoso acciar. (Parte)
 
 SCENA XI
 
 Camera con sedia.
 
 CLEONICE e poi MITRANE
 
 CLEONICE
900Eccoti Cleonice al duro passo
 di rivedere Alceste,
 ma per l'ultima volta. Avrai coraggio
 d'annunciargli tu stessa
 la sentenza crudel, che ti abbandoni,
905che si scordi di te? Quant'era meglio
 non impedir la sua partenza.
 MITRANE
                                                       Alceste,
 regina, è qui che ritornato in vita
 dopo tante vicende
 di rivederti impaziente attende.
 CLEONICE
910(Già mi palpita il cor).
 MITRANE
                                            Fenicio il vide,
 l'assicurò, gli disse
 quanto può nel tuo core. E parve allora
 fior che dal gelo oppresso
 risorga al sol. Rasserenò la fronte,
915il pallor colorì, cangiò sembianza.
 Ripieno è di speranza
 e al piacere improviso
 l'allegrezza e l'amor gli ride in viso.
 CLEONICE
 (E perderlo dovrò?) Parti Mitrane,
920digli che venga. In queste
 stanze l'attendo.
 MITRANE
                                 O fortunato Alceste! (Parte)
 CLEONICE
 Magnanimi pensieri
 e di gloria e di regno ah dove siete?
 Chi vi fugò? Per mia difesa al fiero
925turbamento ch'io provo
 vi ricerco nell'alma e non vi trovo.
 Questo, questo è il momento
 terribile per me. Qual posso in voi
 speranza aver, se intimoriti al solo
930nome dell'idol mio m'abbandonate?
 Tornate, oh dio tornate,
 radunatevi tutti intorno al core
 l'ultimo sforzo a sostener di amore.
 
 SCENA XII
 
 ALCESTE e detta
 
 ALCESTE
 Adorata regina io più non credo
935che di dolor si muora. È folle inganno
 dir che affretti un affanno
 l'ultime della vita ore funeste.
 Se fosse ver, non viverebbe Alceste.
 Ma se questa produce
940sospirata mercé la pena mia,
 la pena ch'io provai
 in questo punto è compensata assai.
 CLEONICE
 (Tenerezze crudeli!)
 ALCESTE
                                        Ah se l'istessa
 per me tu sei, come per te son io,
945s'è ver che possa ancora
 tutto sperar da te, qual fu l'errore,
 per cui tanto rigore
 io da te meritai, dimmi una volta.
 CLEONICE
 Tutto Alceste saprai. Siedi e mi ascolta.
 ALCESTE
950Servo al sovrano impero.
 CLEONICE
 (Io gelo e temo). (Siede)
 ALCESTE
                                  (Io mi consolo e spero). (Siede)
 CLEONICE
 Alceste, ami da vero
 la tua regina? O t'innamora in lei
 lo splendor della cuna,
955l'onor degli avi e la real fortuna?
 ALCESTE
 Così bassi pensieri
 credi in Alceste? O con i dubbi tuoi
 rimproverar mi vuoi
 le paterne capanne? Io fra le selve
960ove nacqui, ove crebbi,
 o lasciai questi sensi o mai non gli ebbi.
 In Cleonice adoro
 quella beltà che non soggiace al giro
 di fortuna o di etade. Amo il suo core;
965amo l'anima bella
 che adorna di sé stessa
 e delle sue virtù rende allo scettro
 ed al serto real co' pregi sui
 luce maggior che non ottien da lui.
 CLEONICE
970Da così degno amante
 un magnanimo sforzo
 posso dunque sperar?
 ALCESTE
                                           Qualunque legge
 fedele eseguirò.
 CLEONICE
                                Molto prometti.
 ALCESTE
 E tutto adempirò. Non v'è periglio
975che lieve non divenga
 sostenuto per te. N'andrò sicuro
 a sfidar le tempeste; inerme il petto
 esporrò, se lo chiedi, incontro all'armi.
 CLEONICE
 Chiedo molto di più. Convien lasciarmi.
 ALCESTE
980Lasciarti? Oh dei, che dici?
 CLEONICE
 E lasciarmi per sempre e in altro cielo
 viver senza di me.
 ALCESTE
                                    Ma chi prescrive
 così barbara legge?
 CLEONICE
                                      Il mio decoro,
 il genio de' vassalli.
985La giustizia, il dover, la gloria mia,
 quella virtù che tanto
 ti piacque in me, quella che al regio serto
 rende co' pregi sui
 luce maggior che non ottien da lui.
 ALCESTE
990E con tanta costanza
 chiedi ch'io ti abbandoni?
 CLEONICE
                                                  Ah tu non sai...
 ALCESTE
 So che non m'ami e lo conosco assai. (S’alza)
 Appaga la tua gloria,
 contenta i tuoi vassalli;
995servi alla tua virtù; porta sul trono
 la taccia d'infedele. Io tra le selve
 portarò la memoria
 viva nel cor della mia fé tradita,
 se pure il mio dolor mi lascia in vita. (In atto di partire)
 CLEONICE
1000Deh non partire ancor.
 ALCESTE
                                            Del tuo decoro
 troppo son io geloso. Un vil pastore
 con più lunga dimora avvilirebbe
 il tuo grado real.
 CLEONICE
                                 Tu mi deridi
 ingrato Alceste.
 ALCESTE
                               Io sono
1005veramente l'ingrato; io ti abbandono;
 io sacrifico al fasto
 la fede, i giuramenti,
 le promesse, l'amor. Barbara, infida,
 inumana, spergiura.
 CLEONICE
                                        Io dal tuo labbro
1010tutto voglio soffrir. S'altro ti resta
 sfogati pur. Ma quando
 sazio sei d'insultarmi, almen per poco
 lascia ch'io parli.
 ALCESTE
                                  In tua difesa, ingrata,
 che dir potrai? D'infedeltà sì nera
1015la colpa ricoprir forse ti credi?
 CLEONICE
 Non condannarmi ancor. Mi ascolta e siedi.
 ALCESTE
 (O dei quanto si fida (Torna a sedere)
 del suo poter!)
 CLEONICE
                              Se ti ricordi Alceste
 che per due lustri interi
1020fosti de' miei pensieri
 il più dolce pensier, creder potrai
 quanto barbara sia
 nel doverti lasciar la pena mia.
 Ma in faccia a tutto il mondo
1025costretta Cleonice
 ad eleggere un re, più col suo core
 consigliarsi non può. Ma deve, oh dio,
 tutti sacrificar gli affetti sui
 alla sua gloria ed alla pace altrui.
 ALCESTE
1030Arbitra della scelta
 non ti rese il consiglio?
 CLEONICE
                                             È ver. Potrei
 dell'arbitrio abusar, condurti in trono.
 Ma credi tu che tanti
 ingiustamente esclusi
1035ne soffrissero il torto? Insidie ascose,
 aperti insulti e turbolenze interne
 agiteriano il regno,
 Alceste a me. La debolezza mia,
 la tua giovane etade, i tuoi natali
1040sarian armi all'invidia. I nostri nomi
 sarian per l'Asia in mille bocche e mille
 vil materia di riso. Ah caro Alceste
 mentiscano i maligni. Altrui di esempio
 sia la nostra virtù; quest'atto illustre
1045compatisca ed ammiri
 il mondo spettator; dagli occhi altrui
 qualche lagrima esiga il caso acerbo
 di due teneri amanti
 per la gloria capaci
1050di spezzar volontari i dolci nodi
 di così giusto e così lungo amore.
 ALCESTE
 Perché, barbari dei, farmi pastore!
 CLEONICE
 Va'. Cediamo al destin. Da me lontano
 vivi felice, il tuo dolor consola.
1055Poco avrai da dolerti
 ch'io ti viva infedele anima mia.
 Già da questo momento
 io comincio a morir. Questo ch'io verso
 fors'è l'ultimo pianto. Addio. Non dirmi
1060mai più che infida e che spergiura io sono.
 ALCESTE
 Perdono anima bella, oh dio, perdono.
 Regna, vivi, conserva (S’alza e s’inginocchia)
 intatta la tua gloria. Io mi arrossisco
 de' miei trasporti; e son felice appieno
1065se da un labbro sì caro
 tanta virtù, tanta costanza imparo.
 CLEONICE
 Sorgi, parti, s'è vero
 ch'ami la mia virtù.
 ALCESTE
                                       Su quella mano,
 che più mia non sarà, permetti almeno
1070che imprima il labbro mio
 l'ultimo bacio e poi ti lascio.
 CLEONICE, ALCESTE
                                                     Addio.
 ALCESTE
 
    Mio bel nume, ah non scordarti
 del tuo povero pastor.
 
 CLEONICE
 
    Son regina, io piango e parti.
1075Legge barbara d'onor.
 
 ALCESTE
 
    Ah non perder la costanza.
 
 CLEONICE
 
 Ah non cedere al martir.
 
 A DUE
 
 Non fo poco, o mia speranza,
 a lasciarti e non morir.
 
 ALCESTE
 
1080Dei pietosi...
 
 CLEONICE
 
                           Amici dei...
 
 A DUE
 
 In quel cor reggete il mio.
 Qual coraggio aver potrei
 nel vederlo,
                         o dio, languir.
 nel vederla,
 
 
 Fine dell’atto secondo